Nella foto in alto a sinistra la nuova sede della “Società Cooperativa Agricola Guidonia Montecelio – S.C.A.G.M.” il giorno prima dell’inaugurazione del 12 SETTEMBRE 1982, e a destra il nuovo frantoio inaugurato il 15 ottobre 1980. La fondazione della Cooperativa risaliva appena al 5 aprile 1975.
Perché il lettore sappia ben discernere.
(il presente documento è stato inviato anche ai sigg. Domenico Occhionero e Pietro Pirro in quanto firmatari del loro cosiddetto “comunicato n. 1” del 20/02/2020).
Le riflessioni che seguono sono il frutto dei necessari chiarimenti imposti dalle numerose persone che si sono a me rivolte a fronte della lettura del “Comunicato N. 1” sopra richiamato; infatti, in molti sono rimasti stupefatti del contenuto di tale Comunicato e, soprattutto, per le affermazioni screditabili ivi contenute e rivolte alla mia persona.
Ricordate il documento appresso riprodotto (riportato ora in formato meno ingombrante per mia comodità di impaginazione?). Fu, appunto, il “Comunicato N. 1” diffuso dai Sigg. Domenico Occhionero e Pietro Pirro e al quale io risposi con un mio articolo, datato 5 agosto 2020, riportato sul Blog del mio Sito Web all’indirizzo www.unavitalamiaterra.com e, spiegavo allora, perché c’era tanto distacco tra la data del 10-02-2020 riportata in questo documento e quella del 05 agosto 2020 della mia risposta. Spiegavo, appunto in poche parole, quanto segue: “perché ero venuto in possesso del Comunicato N. 1 più tardi di un precedente altro documento, sempre a firma Occhionero – Pirro datato 10 marzo 2020, a cui avevo già dato risposta in data 20 giugno 2020 sempre sul mio Blog”.
Come ho già detto all’inizio, già risposi a detto Comunicato, ma oggi sento il bisogno di addentrarmi di più nel merito degli argomenti sollevati dai due miei cordiali amici e interlocutori per dimostrare altre loro fallaci menzogne.
Dividendo il documento in 4 Punti così come indicato nei margini dello stesso, si noti prima di tutto quanta è la voglia incontrollabile di elencare e gonfiare le voci di quella che viene definita la “voragine debitoria” quando si comincia ad enumerare i debiti con la prima cifra di “72.000.000 milioni di lire” (che è come leggere 72 milioni di milioni di lire) al posto di una dicitura più appropriata, anche se più modestamente espressa, di “72 milioni di lire” e via proseguendo e ciò al fine di disorientare il lettore con i grandi numeri in cui è costretto a navigare; da notare, inoltre, che al terzo posto dell’elenco di cui al Punto 1) la cifra di “642.088.124 milioni di lire” relativa alla somma complessiva ancora da pagare per tre mutui all’epoca non estinti, non è riportata nel Testamento sotto tale forma ma in altra forma che dà luogo, facendo i calcoli, ad un importo di “627.784.000 milioni di lire” ed, infine la somma di “8.000.000 milioni di lire”, anch’essa non è menzionata nel Testamento e che, dandola pure per vera, oggi a distanza di 27 anni, si presume possa anche essere una quota pagata o da pagare (di capitale sociale) per l’adesione al Consorzio Latium ma soggetta ad essere recuperata se in seguito ci dovesse essere il ritiro della Cooperativa interessata (cioè la SCAGM), da tale Ente.
Da notare ancora al Punto 2) quando si enumerano le “false entrate” e non si spiega, ovviamente allo stesso lettore, che quelle erano entrate riferite al momento (1993) in cui si è scritto il Testamento e che erano sorrette da precedenti deliberazioni del Consiglio di Amministrazione e/o dell’Assemblea della SCAGM nonché da validi documenti emanati dall’ARSIAL. Ad esempio il “Recupero IVA”, detto anche il “Recupero dell’IVA a credito” che in quel tempo (cioè fino al 1993 e a partire dal precedente analogo recupero, era maturato semplicemente perché la SCAGM aveva costruito molti immobili e comprato macchinari pagando molta IVA su ogni fattura ed incassando poca IVA soltanto con le emissioni di deboli fatture e/o scontrini per il pagamento di moliture varie) è ovvio, ma non lo spiegano (o non lo sanno spiegare, i firmatari del Comunicato n.1, che in seguito il credito di lire 14.000.000 non solo svanisce ma cambia segno e quindi viene superato dalla somma delle varie quote IVA incassate e tale supero viene versato all’Erario a mezzo rate pagate con il modello F24; sorte simile capita alle altre voci se, nel dopo di allora, vengono modificate le deliberazioni e i documenti a sostegno (circa 10 anni prima del 1993 il sottoscritto, in qualità di Presidente della SCAGM, recuperò l’IVA a credito fino ad allora maturato nella misura di lire 28.710.000); infine la somma di lire 70.000.000 equivaleva alla stima concordata del valore dell’impianto/macchinario del frantoio che doveva acquistare il Sig. Angelo Giannangeli dalla SCAGM per averne la proprietà e poterlo usufruire e che poi non si è verificata perché il Socio Giannangeli non aderì all’accordo all’ultimo momento ma ciò non esclude, se altri avessero concordato dopo il 1993 di aderire ad un accordo similare, di potere incassare tale somma.
In quanto al Punto 3) sulle “Entrate annuali ricorrenti”, trattasi di canoni di affitti riscuotibili; infatti la somma di lire 22.000.000 /anno è riferita alla SACA per gli immobili a lei affittati dalla SCAGM e non è esagerata poiché corrisponde a lire/mese 1.833.000 e ad euro/mese 933,82 da confrontare con il congruo e maggiore canone di euro/mese 1.217,70 ricalcolato nel 2005 ed accettato dalla SACA (vedere libro a pag. 262); passando alla somma di lire 18.000.000, definita da Pirro/Occhionero “Compenso minimo del frantoio” mentre nel Testamento era chiamato “Compenso minimo dal Gestore del Frantoio”, non si tratta affatto di una entrata fantasiosa ma era la somma concordata che il Socio Angelo Giannangeli, il quale doveva gestire il frantoio della SCAGM (o altri, in sua vece, in avvenire) doveva versare annualmente alla SCAGM per l’uso del locale frantoio, del piazzale e annessi se la trattativa di affido si fosse conclusa. Da notare inoltre che in tale Punto 3) non sono stati inseriti, poiché nel 1993 era prematuro farlo, i numerosi canoni degli affitti che si sarebbero potuti riscuotere allo scadere dei 10 anni dalla realizzazione degli immobili, già allora esistenti e benché costruiti per oltre il 90% con contributi pubblici (in parole semplici i 10 anni necessari sono dovuti a norme che non permettono l’affitto se non sono passati almeno 10 anni dall’emissione dei contributi pubblici ma si tenga anche conto che già nel 1993 gli immobili presenti erano quelli tuttora presenti e la scadenza dei 10 anni era prossima per molti di essi).
Infine, per quanto riguarda il Punto 4), privo di ogni fondamento, non credo che io debba aggiungere molto a come risposi il 5 agosto 2020 se non rimarcare il fatto screditante dovuto all’affermazione secondo la quale il sottoscritto, dopo le riferite assenze, sarebbe ricomparso al fine di potere spendere le somme presenti nel bilancio della SCAGM; peraltro, non corrisponde assolutamente al vero di essermi recato ad una cena come scritto dai miei denigratori ma resta soltanto il fatto che sono stato richiamato dal Sig. Pirro per tornare a fare il Presidente nella SCAGM.
Inoltre, mi piace ripetermi riferendomi ad un passaggio della mia precedente risposta del 5 agosto 2020, e domando ancora: se c’erano ogni anno tutti quei soldi da spendere (cioè lire 243.970.000 all’anno per tutti gli affitti da riscuotere) come sono arrivati a lire 800 milioni di debiti e perché le banche non facevano più credito? e perché cambiare gli amministratori se c’era poi da sanare agevolmente la situazione? Sono forse io entrato nel nuovo Consiglio con un colpo di stato (insomma chi vi ha cercato?).
Si è voluto fare tutte le precedenti osservazioni e precisazioni per dare conto del corretto e abituale comportamento dell’intero C.di A. storico, di ciò ne è prova tutto quanto sopra chiarito e ciò è rafforzato, ed è bene anche ora ripeterlo, dal fatto che il nuovo C.di A. che subentrò, nella seduta del 16/02/1994 approvò una lettera che fu recapitata a tutti i Soci della SCAGM e di cui si fa menzione nella Nota posta al centro della pagina 176 del libro e che riporta quanto segue: … la situazione finanziaria della Cooperativa non presenta esposizioni debitorie anomale e che ogni voce su presunti buchi finanziari è pertanto destituita di fondamento e frutto di notizie distorte.
Poteva bastare soltanto la suddetta nota, con la freschezza di essere stata formulata appena 7 mesi dopo le nostre dimissioni e, tra l’altro, da un nuovo Consiglio di Amministrazione per chiudere la partita! Il mio agire era ed è sempre stato diverso da quello dei Sigg. Occhionero e Pirro come ho spiegato nel mio libro.
Aggiungo ancora che il C.di A. della SCAGM, uscente nel 1993, non era tenuto a lasciare Testamenti poiché bastava fare approvare dall’Assemblea dei Soci l’ultimo Bilancio (come accadde) e poi dimettersi. L’avere stilato un Testamento “fornendo i numeri” anche per l’avvenire fu un atto di responsabilità e di aiuto per “chi veniva dopo”. Oltre ai numeri veniva suggerito di dare in gestione il frantoio applicando un Contratto, simile a quello che era stato concordato con il Socio Giannangeli, per superare i problemi legati alla stagionalità e variabilità della manodopera addetta al frantoio, che doveva invece restare la stessa (o quasi) per ogni campagna di molitura; si raccomandava, ancora una volta, “la molitura in massa e la conseguente possibilità di commercializzare l’olio prodotto” (e ciò è ed è tuttora cosa che ancora non si fa poiché si continua a “molire a partita” dopo altri 27 anni!).
Da ultimo si riporta, in sostanza, quanto verbalizzato nella seduta del C. di A. del 20/10/2004 in cui lo stesso Pirro, allora in qualità di Cassiere della SCAGM, illustrò la situazione economico finanziaria della Cooperativa in cui emergeva che:
“la situazione debitoria complessiva dovuta soltanto agli scoperti bancari, ai rimborsi dei prestiti che avevano effettuato i Soci e all’ultima spesa effettuata per l’ammodernamento del frantoio (senza contare il contributo che avrebbe dato la Regione e la cui pratica doveva ancora essere perfezionata) era di £ 741.880.385. Vi era poi da aggiungere che il frantoio non rendeva, (come sempre non si era pervenuti alla “molitura in massa” e si procedeva con la “molitura a partita” e quindi i costi di molitura continuavano ad essere molto più alti dei ricavi) che era in corso una certa multa da parte della Guardia di Finanza, che si dovevano pagare gli Amministratori uscenti, che c’erano degli arretrati da pagare riguardanti i Rifiuti Solidi Urbani al Comune, i contributi previdenziali all’INPS, una Ritenuta di Acconto errata, gli arretrati alla Microbyt che assisteva la Cooperativa da anni per la contabilità e i bilanci, alcune spese legali e le spese generali per tenere in piedi la Cooperativa (ad esempio le somme da corrispondere alla Sig.ra Rosella Lanciani, moglie del Cassiere, che da tempo, oltre a quello di Segretaria della SACA Coop, svolgeva il compito di Segretaria della SCAGM) .Insomma c’era una esposizione debitoria, appunto, di oltre 800 milioni di vecchie lire come lo stesso cassiere Pirro mi aveva anticipato. Sul versante delle entrate si poteva fare affidamento soltanto sulla somma annua di € 96.600, pari a circa £ 187.000.000, di introiti veri per canoni di affitti a favore della SCAGM (si tenga conto che, per fortuna, sul serbatoio pensile costruito, quale ultima opera, nel 1993 dal C. di A. storico prima del famoso Testamento, erano state poi installate nell’intervallo 1993/2004 le antenne di quattro gestori di telefonia mobile per cui si riscuotevano regolari pagamenti, mentre erano stati affittati, nello stesso intervallo di tempo, molti altri immobili facenti parte del Complesso Sociale a Soggetti Privati e molti dei quali erano fortemente morosi. A quanto sopra esposto dal Cassiere, facevo notare, che si dovranno poi aggiungere, dopo 25 anni di assenza di manutenzione, le spese per riparazioni fabbricati su cui tutti concordarono, che avrebbero aumentato l’esposizione debitoria ben oltre gli 800 milioni di lire”.
Un argomento che emerse era anche quello di avere tentato in precedenza di avere prestiti e/o scoperti da parte di alcune banche e di non avere avuto il consenso da queste per mancanza di garanzie. Si aggiunga pure, come vedremo appresso, che emersero altre sgradevoli novità che aumentarono ancora le spese da affrontare.
Alla luce di quanto rappresentato, si ritiene di avere fatto ulteriore chiarezza rispetto alle circostanze che hanno investito la mia persona.
Ed ancora, passando da un interlocutore all’altro:
cosa ha da rispondere Domenico Occhionero sulla figura del Geom. Andrea Del Figliuolo che diresse ed eseguì alcuni lavori in qualità di Ditta appaltatrice, su suo incarico come Presidente pro tempore della SCAGM, nella nostra Sede Sociale, affidandoli alla Cooperativa L.E.A. s.c.a.r.l. di cui era Amministratore proprio Del Figliuolo, nel corso del 2009 e relativi alla D.I.A. prot. 24798 del 2008?
Notare bene che Del Figliuolo ebbe la doppia veste di Esecutore e Direttore dei lavori (ancora una volta una figura doppia di “controllato e controllore” nella stessa persona come è d’uso nelle attuali due cooperative).
Attendo le risposte dovute su tutto quanto sopra precede.
Ci sarebbero moltissimi altri argomenti da trattare ma, per il momento sarà meglio fermarsi qui.
Ugo Rendine
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